Un vento distorto

Quattordicesimo hen

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    16 Giugno 1983, 12:21

    *La mattinata del 16 Giugno fu terribile per il personale della clinica. In uno scatto improvviso, e apparentemente immotivato, Sakuya aveva distrutto tutti i vetri della sua stanza, attaccando un infermiere, rimasto incolume. Quando venne tranquillizzata, però, dei ricordi di quell'incidente non vi era rimasta traccia. Quello che rimaneva era una stanza con lo specchio distrutto, la finestra in frantumi, la coperta sfatta, un mobile a terra e una singola donna delle pulizie che stava cercando di sistemare ogni cosa. Sakuya invece, perfetta, sorridente, presa dall'annaffiare alcune piante e isolata da tutto, donava all'ambiente un'aria distorta, quasi disturbante, ma calma.*

    "Ah! E con questo siamo all'ultimo vetro. Cerca di non fare altri casini, hai capito? Ehy. Ehy!"

    *Sfinita dal lavoro, la spazzina provò a sfogarsi con la donna, senza ottenere però alcuna risposta. Non comprendeva se la ignorava o era semplicemente andata di matto, dubbio che non fece altro che aumentare quando Sakuya prese a canticchiare, continuando a non ascoltarla.*

    "Come parlare con un muro."

    *Sprezzante uscì, lasciando ancora il mobile a terra, decisa a pensarci dopo*
     
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    *Bjorn si chiese se non stesse incominciando ad impazzire. Seduto su di una panchina di legno, al riparo dal sole grazie all'ombra di una grossa quercia secolare, osservava con aria assente l'anonima facciata della clinica del villaggio. Il ragazzo era immobile come una statua di marmo, la schiena perfettamente ritta e le spalle allineate col terreno, e la sua impeccabile postura gli donava un'aspetto incredibilmente militaresco ma al contempo davvero maestoso.*

    (Forse sto impazzendo. L'ho sempre saputo, era solo una questione di tempo prima che le mie facoltà cerebrali si deteriorassero. E ora sta finalmente accadendo.)

    *Al viavai di persone che entravano ed uscivano dall'ospedale doveva sembrare che il ragazzo seduto sulla panchina stesse meditando o addirittura pregando data la sua immobilità. Ma nessuno probabilmente immaginava che quella figura così solida all'apparenza stesse combattendo una battaglia interiore contro sé stesso, per non cadere a pezzi. All'improvviso una ventata gelida spirò sul volto di Bjorn, riportandolo alla realtà con un sussulto. Un attimo dopo venne investito da una folata calda e piacevole, che lo fece rabbrividire. Era sicuro che quello fosse lo stesso vento di qualche attimo prima ma in vita sua non gli era mai successo di essere testimone di uno zefiro così instabile e mutevole. Si alzò, di scatto ed entrò nella clinica. Dovette solo seguire le urla di quello che sembrava un infermiere isterico per trovare quello che cercava. Mentre procedeva per i corridoi a passo svelto continuava a ripetere nella testa.*

    (La pazzia dovrà aspettare ancora un bel po' di tempo per fregarmi, a quanto pare.)
     
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    *Una, due, tre e quattro. Tutte le piante erano state annaffiate, curate con la massima attenzione e posizionate nel posto migliore da cui prendere la luce solare. Un lavoro certosino il suo, sia per le piante, sia per le bambole, che invece erano più nascoste, talvolta al buio.*

    (Direi che ho finito qui)

    *Sakuya prese una delle bambole, la più grande, e la portò sul letto. La cullava e accarezzava, e ciò le dava una strana sensazione, come un deja vu. C'era un ricordo passato, legato a quell'azione. Un ricordo irraggiungibile, per quanto lei si focalizzasse e provasse ad avvicinarsi. Cos'era? Cosa voleva dire? I suoi pensieri continuarono a convergere su quel punto ma senza risultati, finché non vennero interrotti.
    Sakuya alzò lo sguardo verso la porta e intravide una figura sconosciuta osservare la scena. Non sapeva chi fosse, né il motivo della visita, ma decise di sorridergli lo stesso.*

     
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    *Bjorn si trovava sulla soglia. Osservava in silenzio la scena bucolica che gli si presentava davanti agli occhi. Illuminata dalla luce che filtrava dalle finestre, una donna dai capelli nero corvino teneva tra le braccia una bambina e la cullava con la dolcezza di una madre, accarezzandole la testa con delicatezza. Non appena la bellissima donna seduta sul letto incrociò lo sguardo del ragazzo il suo viso si illuminò, mostrando un sorriso che chiamare rassicurante è poco. Quell'espressione angelica sembrava invitare il ragazzo a varcare la soglia senza timore ma Bjorn non si mosse, stette semplicemente a guardare la meravigliosa figura che lo osservava da lontano. Il danese stava ancora studiando quella sconosciuta, chiedendosi se non avesse commesso un errore di valutazione. Probabilmente aveva sbagliato stanza.*
     
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    *Quel silenzio, quella nuova atmosfera portata da quella presenza regnò sulla stanza per qualche secondo, finché Sakuya non decise di parlargli. Non aveva molto da chiedergli, dato che non sapeva se era una persona conosciuta o meno, ma una domanda fra tutte le sorse spontanea.*

    "Ci siamo già incontrati?"

    *Ci teneva a saperlo. Per quanto sorridesse, per quanto sembrasse felice e tranquilla, dentro di lei la solitudine e il vuoto aumentavano sempre di più, distruggendola piano piano. Cercava volti conosciuti, ma non ne vedeva. Cercava amici, una famiglia, ma non esistevano. Eppure lei questo non lo sapeva, così continuava nella sua inutile ricerca.
    Fu in quel momento, poco dopo che finì di dire quelle parole che il vento si fermò, di colpo, in un modo a dir poco spaventoso e soffocante. Una brutta coincidenza.*
     
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    *Bjorn rabbrividì. Impiegò qualche secondo a capire il perché. L'aria di quella stanza si era fatta stagnante tutto d'un colpo e la tiepida brezza che fino a pochi istanti prima soffiava lievemente ora si era fatta impercepibile. Anzi, sarebbe più esatto dire che si era completamente fermata. Si sarebbero potuti contare gli acari sospesi nell'aria, che si frapponeva tra le due figure. Il primo istinto che il ragazzo sentì fu quello di fuggire ma il suo senso del dovere prevalse. Fece un passo in avanti e deglutì, lentamente. Stette a fissare il volto radioso della bella donna che cozzava terribilmente con l'atmosfera minacciosa creatasi in quella stanza. Dopo aver scrutato ancora una volta il meraviglioso sorriso della sconosciuta lo sguardo di Bjorn cadde su quello che teneva tra le braccia. Al danese sembrò di perdere contatto con la realtà per qualche secondo. Quando riprese coscienza si trovò sul letto, accanto alla donna. Lo fissava negli occhi.*

    "No. Non ci conosciamo."

    *Disse cercando di tenere un tono distaccato. La bambola lo guardava, dal ventre della donna.*
     
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    (Non mi conosce? Eppure...)

    *Sakuya continuò a sorridere a quel ragazzo dall'aria misteriosa e distaccata. Non sembrava cattivo e aveva quel non so ché nelle sue espressioni e nei suoi gesti di magnetico. Era una persona che alimentava il suo interesse come non poche.*

    "Allora come mai ha deciso di sedersi al mio fianco? Vuole parlarmi di qualcosa?"

    *Il vento aveva ripreso a soffiare di tanto in tanto, lasciando sempre dei lunghi spazi tra un soffio e l'altro. Era un vento fresco, piacevole in quel clima estivo, ma poco presente. Ed erano quelle sue lunghe assenze che rendevano l'atmosfera strana, bella ma spaventosa.
    Mentre attendeva la risposta di Bjorn, Sakuya continuava ad accarezzare quella bambola con affetto come se fosse sua figlia, Ayako. Oh, se solo si fosse ricordata di avere avuto una figlia...*
     
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    *Il tempo sembrava aver ricominciato il proprio corso e deboli brezze iniziarono a soffiare nuovamente nella stanza, ad intervalli più o meno regolari. Ma anche in una situazione così strana, Bjorn, non poté ignorare l'etichetta.*

    "Molto piacere. Bjorn Larsen."

    *Disse in un giapponese caratterizzato da un accento fortemente nordeuropeo, accompagnando la presentazione con un'inchino.*

    "A dire il vero, non saprei nemmeno dire come sono finito in questa stanza, su questo letto."

    *Sussurrò più a se stesso che non alla donna accanto a lui, quasi per ricordarsi in quale situazione paradossale si era cacciato. Ma nonostante non si sentisse completamente a suo agio provava piacere nella presenza di quella misteriosa figura dallo sguardo ambrato così magnetico. Al contrario, non riuscì a definire il colore degli occhi della bambola. Qualcosa lo bloccava dal guardarla in volto. Anche se si trovava tra le braccia di quell'angelo agli occhi del ragazzo quel manichino assomigliava ad un cucciolo di demone.*
     
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    *Sakuya rimase un po' confusa da quella risposta. Non era un'affermazione molto normale la sua, dato che era impossibile non sapere la motivazione di una cosa simile. Intendeva quindi che era stato guidato da qualcosa di indescrivibile?*

    "Eppure è qui. Mi sta forse dicendo che è stato spinto nella stanza da un'entità sovrannaturale?"

    *Sakuya si guardò intorno. Non aveva notato tutto quel macello fino ad allora. Era come se di lì fosse passato un tornado o una tempesta e avesse distrutto tutto. In particolare la donna notava l'assenza di vetri nello specchio e nella finestra.*

    (Specchio e finestra... Entrambi possono riflettere... Che qualcuno mi stia impedendo di specchiarmi? Ma perché?)

    *Niente aveva senso e i suoi pochi ricordi non aiutavano la situazione, né lo faceva quel ragazzo accanto a lei, che le dava solo altri dubbi. Forse però... forse però poteva sfruttarlo per farsi dare qualche informazione. Se non altro poteva dirle se il suo volto era a posto e se le sembrava stare bene... Sì, gliel'avrebbe chiesto di sicuro.*
     
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    *Bjorn annuì impercettibilmente alla domanda della donna.*

    "Lo so che può sembrare un'affermazione da psicopatici ma è così. Esiste una sorta di "vento" che mi fa da guida, che mi indica quando un pericolo è in avvicinamento. Non mi piace considerarlo come un fenomeno sovrannaturale, penso si tratti di qualche tipo di ipersensibilità alle condizioni atmosferiche, una specie di meteopatia legata al vento."

    *Il ragazzo abbassò lo sguardo sulle proprie gambe. La donna aveva iniziato a sembrargli pensierosa e si era chiesto se non fosse meglio andarsene. Solo allora, seguendo lo sguardo della sconosciuta, aveva notato che tutti i vetri, specchi e finestre, della stanza era stati fatti a pezzi. La situazione stava prendendo una piega sempre più strana.*
     
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    *Alle sue parole, così strane, ma così interessanti, Sakuya si mosse leggermente verso di lui incuriosita*

    "Un qualcosa di spirituale, una sorta di guida, ma che si può anche spiegare scientificamente. A dir poco affascinante, davvero. Sa, mi ricorda quan..."

    *Un ricordo. Una connessione al suo passato. Non si ricordava precisamente dove nel suo passato si poteva collocare questo collegamento tra lo spiritualismo e la medicina, ma ora sapeva che c'era. Era solo un piccolo indizio, ma un indizio considerevole, che poteva aiutarla a scoprire il suo passato e a ricordare.
    Sakuya non continuò la frase, ma si sbrigò comunque a ringraziarlo, perché quello che aveva fatto, anche solo con la sua presenza, era incredibilmente importante per lei.*

    "La ringrazio. Stavo perdendo la speranza senza ricordare e... anche solo un piccolo ricordo è importante per me. Grazie, grazie davvero."

    *Sakuya sorrise e chiuse gli occhi per un attimo, per poi guardare la bambola. Quella bambola dal volto così bello, così perfetta... Quella bambola con un volto...*

    "...! Ah, giusto, parlando di cose strane. Ho notato che i vetri di questa stanza sono tutti rotti, come se qualcuno volesse impedirmi di specchiarmi. Non penso sia un caso... il mio volto ha qualcosa che non va?"

    *Quella frase fu detta con una certa preoccupazione da parte di Sakuya. Aveva una strana sensazione, una bruttissima sensazione, e non riusciva a togliersela dalla testa.*
     
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    *All'interno di quella stanza si sentiva strano. Tutto intorno a lui gli appariva a tratti nebbioso e a tratti confuso. Gli sembrava quasi di trovarsi sul fondale di qualche oceano attraverso l'acqua cristallina e di osservare i raggi del sole filtrare nell'acqua trasparente. Dopotutto, però, non era una sensazione così terribile. Si sentiva libero da qualsiasi peso, leggero, traboccante di calma ed equilibrio interiore. Gli sembrava finalmente di avere trovato pace.*

    (Sono...dove sono?)

    *Qualcuno sussurrò qualcosa. Qualcuno vicino a lui. Qualcuno che stava cercando qualcosa e che lo ringraziava. Qualcuno la cui voce squarciò il velo di serenità che circondava la mente di Bjorn.*

    (Io...)

    *Seduto sul letto di un ospedale. A pochi centimetri da lui una donna dal volto angelico gli parlava. Poco più in basso, sul ventre della ragazza, una bambola senza espressione. La guardava negli occhi. Non aveva una risposta alla sua domanda ma di una cosa era sicuro. Il suo istinto di sopravvivenza gli indicava la via della porta.*

    "Mi dispiace ma non saprei. Il suo viso..."

    *La osservò di nuovo, aguzzando gli occhi. Una macchia di colore confusa e indecifrabile si trovava al posto del viso.*

    (Eppure...)

    *Eppure? Il ragazzo non ricordava il minimo dettaglio del volto della donna.*

    "Devo andarmene. Arrivederci."

    *Interruppe i propri ragionamenti a metà e decise di scattare in piedi. Le gambe, però, non volevano saperne di rispondere e non si mossero di un millimetro. Due pezzi di marmo.*
     
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    *Appena il ragazzo fece per alzarsi, una forte stretta gli prese il braccio. Era la mano di Sakuya. Aveva reagito di instinto e senza nemmeno accorgesene l'aveva afferrato e trattenuto. Non voleva che se ne andasse. Non prima di aver ascoltato la sua richiesta.*

    "Aspetti...! Ho una favore da chiederle prima che se ne vadi. Prima che... scompaia anche lei dal mio mondo..."

    *Quella frase fu detta con voce preoccupata e titubante. Era come se tutte le parole, che le avevano insegnato ad usare diligentemente, fossero sparite. Sparivano le parole, sparivano i volti, sparivano i nomi, sparivano i luoghi, sparivano i suoni...*

    "Non si dimentichi di me, la prego."

    *A quel punto lasciò il braccio delicatamente e riprese a fissare e ad accarezzare la sua bambola. Quella fra tutte aveva una grande importanza per lei, era quella che le permetteva di ricordare alcune cose. Sakuya, infatti, era convinta di poter usare quella bambola un po' come un cassetto dei ricordi. Se dimenticava, le bastava chiedere alla bambola per ottenere la risposta.*

    "Se non se la sente va bene. Se non riesce a descrivere il mio volto va bene. Ma... le sarei molto grata se fosse disposto ad ascoltare quello che ho da dire, per quanto possa sembrare insensato."

    *Il vento si fermò di nuovo*
     
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    *Bjorn rimase in silenzio per qualche secondo a fissare la donna. Non ricordava come ma era riuscito a balzare in piedi dopo vari tentativi, però, la pesantezza delle gambe non gli dava tregua. Anche rimanere fermo in piedi era diventato uno sforzo immane. Il ragazzo pensò che non ci fosse niente di sbagliato nell'ascoltare la richiesta della ragazza.*

    "Non la dimenticherò, lo prometto. Mi dica pure."

    *Un tono a metà tra lo spaventato e l'incoraggiante fece capolino tra le parole di Bjorn.*
     
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